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Finisce settembre e inizia ad avvicinarsi la fatidica data del 21 ottobre. Devo sistemare ancora un po’ la logistica, l’arrivo, il pernotto, il trasferimento alla partenza, ma direi che l’idea è ormai consolidata. Un vero raid sull’Alta Via delle Cinque Terre. Naturalmente Trail Running.

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Editoriale che scrissi per Spiritotrail, credo nel novembre del 2008.

Si è parlato di fuga dalla strada, voglia di disintossicarsi dal cronometro e dall’inquinamento delle nostre città. Certamente è anche questo. Io ci vedo anche, permettetemelo, una fuga dalla realtà. Non, però, quella dello struzzo che nasconde la testa per non vedere pericoli e nascondere insicurezze. Il trailer, io, non ho timore ad ammetterlo, fugge dal presente che sembra opprimere, frenetico, fatto di cemento, dal crollo delle borse e dai mondi che si scontrano (in realtà non avevo ancora visto una puntata di Fringe, NdK), da tutte le paure e le incertezze. Sì, a pensarci bene, è una fuga. Ma è una fuga che costa fatica, impegno, perseveranza, testardaggine e sudore… tanto. Non è semplice. Mica si schiaccia un tasto e via. Nemmeno basta mettersi le cuffie per non sentire il traffico, o leggersi un libro sdraiato in poltrona. No. Continua a leggere “1145”

Superare le parole

Il viaggio è sempre da solitario per quanto mi riguarda.

Immerso nei pensieri, captando l’ambiente intorno, tenendo incollati gli occhi a terra, il più possibile, almeno il tempo di interpretare quei cinque/dieci/venti metri davanti. è solitudine pura: si intersecano sprazzi di timore, sconforto e euforia,  a volte stupore, spesso tutto ammantato di sofferenza e circa ancora un altro migliaio di emozioni e sentimenti che forse non hanno nome.

Proprio questo. il trovare nome alle cose.

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Matita e carta

Già tempo fa (agli albori di questo raccontarmi) avevo espresso la mia visione della corsa in natura: qui o anche qui. Riassumendo scrissi su come la locomozione con le proprie gambe, compiendo anche lunghissime distanze sia, all’essenza, un semplice mezzo. Un mezzo che ti permette di scendere da un qualsiasi abitacolo, di farlo in “lentezza” anche se relativa, calarti letteralmente nella terra, nel vissuto locale. Un mezzo che è tale perché ti permette di muoverti viaggiando da un posto ad un altro, senza paura di attraversare ostacoli naturali o di spazio. Non nel traguardo, non nell’arrivo sta la meta. l’arrivo è solo la conclusione del viaggio. Il viaggio è tutto quello che sta in mezzo. e vale la pena coglierlo appieno, osservarlo, capirlo, ascoltarlo. Continua a leggere “Matita e carta”

trail notturno 9 gennaio

Rispondere al richiamo degli amici del TRB è un attimo. soprattutto se attrae lo scenario dell’allenamento: una corsa in notturna, nella neve per giunta. Insomma una fascino irresistibile.
Un po’ meno irresistibile la voglia di scappare dal lavoro, da casa, lasciare in balìa i nani, e raggiungere Bovezzo, alle porte nord di Brescia, poco prima dell’ora di cena.
Comunque, che ne so, il traffico prende una pausa, in autostrada e sulle provinciali e arrivo quasi in orario.

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del calendario annuale

bene. alla fine ho focalizzato i miei personalissimi obiettivi annuali.
a livello agonistico è spontanea e, in me, innata la predisposizione alla competizione (personale prima che in una qualsiasi classifica) per cui mi pare giusto indirizzare una parte delle mie risorse di tempo libero a preparare degnamente qualcosa. questo ‘qualcosa’ è sicuramente la mezza maratona, vero tratto di unione, intersezione ideale, comune denominatore. chiamatela come volete. nel 2009, lo dico, lo affermo, lo ribadisco, nero su bianco, scripta manent, voglio abbattere a ripetizione il mio personal best. che è poco o molto, dipende dai punti di vista, ma questo è quanto a livello agonistico. vari saranno gli appuntamenti, vari gli stadi di progressione della forma, quindi vedremo. di certo, so per certo che abbassare l’attuale di 1h2250′ (stabilito nel 2007 a gargnano) è alla mia portata anche attuale, ma, ovvio, posso pretendere di più dal mio carattere e dal mio fisico.

per quanto riguarda il trail, che è la mia personale perfezione a livello sportivo non chiedo nulla, solo partecipare a gare minori, gare che mi permettano di condividere la passione con le persone che conosco e mi va di abbracciare almeno qualche volta l’anno. Probabile la Traversata dei Colli Euganei, forse il Raid delle prealpi trevigiane, sicura la Maratona del Guglielmo, abbastanza sicuro il Bangher, in bilico Cimbri vs M.Casto. Insomma.
l’accezione trail mi permette pure di compiere e pensare uscite solitarie, anche ultra-lunghe, senza assilli cronometrici né di classifica. una su tutte il Sebino-all-round, mia speciale aspirazione che facilmente accadrà nel primo we di maggio. stop.

così, tanto per dirvelo. :)

la via italiana c’è!

Circa un mese fa si è svolto un incontro sull’appennino piacentino rivolto a tutti gli organizzatori di trail e ultratrail italiani. lo scopo? una via italiana al trail. qui i prodromi.
un piacere saperli, tutti, seduti a un tavolo. finalmente.
e ovviamente nessuna diatriba. il tormentone del campionato italiano di ultratrail che tanto fece infiammare gli organizzatori dell’Utmb forse è stato già metabolizzato :)
Ottimo il documento finale che potete scaricare dal sito Spirito Trail e che esprime gli Intenti assoluti del trail. non si tratta infatti di leggi o regole che si devono rispettare né troverete alcun corollario di pene corporali da applicare ai malvagi che le trasgrediscono. è descritto il modus operandi del trail, che per noi può essere implicito nel nome stesso, ma per qualcuno non lo è, o non lo era.
Ben fatto!

Krom sulla Maddalena!

[BOZZA]

nonostante il nome non si tratta di una mia recente avventura extra-coniugale :)
Con un certo anticipo, ma nemmeno troppo, l’inverno è arrivato alla faccia del global warming, o forse no (l’alba del giorno dopo, per esempio).
Domenica scorsa al Maddalena Urban Trail belle sensazioni, ottimo percorso (con poche fasi di camminata spinta e grandi galoppate in discesa), fantastico panorama. Quello. Mai vista una roba del genere: dalle alpi occidentali ai colli Euganei, passando per la sterminata pianura, gli appennini (li toccavi con il dito), il lago di garda. Non c’era davvero il tempo di guardare di più, ma ci si meritava un bicchiere di vino e una sosta di silenzio e riposo.
Ho riassaporato un po’ di sana corsa intensa sui sentieri, con Eric a sorreggermi nei momenti più sostenuti, io, stranamente, a dettare ritmi sulle scoscese discese.
All’arrivo il solito trangugiamento insensato di ogni genere alimentare disponibile, il saluto e l’abbraccio agli amici, pure a qualche “spirito trail”. anche una capatina a “sassata” Gialdini… ma non era giornata dove spendere lo sconto.

alla partenza, sul kangoo, la scoperta di aver smarrito i guanti :S
Non viene da lì il proposito, quanto piuttosto da letargia, il fatto è che sarà l’ultima gara, competitiva o anche no, dell’anno. poi che gare ci sono a dicembre, qualche cross, qualche ciaspolata, ma niente che mi faccia abbandonare il caldo del letto la domenica mattina. almeno a dicembre… posso concedermelo, no?

Quanto al bilancio dell’anno trascorso e la declamazione degli obiettivi del prossimo, vi prometto di darne nota all’approssimarsi di S.Silvestro.

Fall, in love

Non ho mai avuto dubbi. Oggi l’ennesima prova. Amo l’autunno, il profumo delle foglie morte, di castagna, di terra scura molle e morbida, l’acqua sopra e sotto il cielo, come la migliore delle confusioni, e i piedi, gli schizzi di fango, pozzanghere che sembrano laghi e rivoli mai visti, limacciosi, ingrossati dalla pioggia.
Le foglie ondeggiano sotto i martellanti colpi delle gocce, alberi sradicati dalla terra spugnosa, le nubi si inseguono, si mischiano, si compenetrano nelle tinte morbide del bosco.
Il cielo è grigio, cangiante dal nero al bianco.
E piove.
Diciamo la verità potrebbe avvilire questo tempo, questa stagione. E invece queste tinte slavate, questa mestizia, come a molti pare, colare, smoccolante, dal cielo trascinandosi i pensieri neri e stanchi e sporchi del lavoro, la adoro! Vorrei fermarmi e non pensare più a nulla: né ordini né date di consegna, né voci petulanti.
Basta una corsa, dentro.
dieci chilometri di saliscendi.
Intirizzito e bagnato e sudato mi cambio velocemente coperto dal portellone del mio kangoo.
Nel lettore suona Rachael Yamagata (questa).
Chiudo gli occhi mentre il tepore del mio corpo contagia i vestiti asciutti e mangio caldarroste fredde.
trattengo suoni immagini e pensieri che si confondono, ma non troppo, per poterli trascrivere sperando di dare qualcosa anche a voi

[Rachael Yamagata, Elephants… Teeth sinking into heart, 2008]

Fine dell’ultraciclo

Dal titolo pare un film di fantascienza di serie Z. Di quelli che mi piacciono, trame impossibili, spacconate varie e effetti speciali da oratorio, recitazione poco di più.

Invece è la realtà: come già nel programma da parecchio tempo il Valdigne avrebbe chiuso per qualche tempo la stagione, il ciclo, il primo, degli ultratrail. E così è.

Dopo i quasi 2500km dello scorso anno e gli oltre 1500 di questi primi sei mesi del 2008, mi pare giusto tornare con i piedi per terra. Del resto dopo 3-4 anni di puro, o quasi, trail running di lunga distanza è anche bello tornare a rafforzare potenze e velocità in vista, e nell’attesa, di un futuro secondo ciclo. :)

Intanto mi sono concesso un bel due settimane di sospensione di ogni attività sportiva, così, tanto per ricaricare le pile, riconciliarsi con il tempo libero (con cui ho litigato parecchio soprattutto ultimamente) e da agosto riprenderemo qualcosa di serio.

Pausa il cui focus principale è analizzare in maniera schietta, sincera, ancorché precisa, le cause che hanno portato al ritiro al GTV, e che sia, la tesi finale, il monito e la pietra miliare del futuro prossimo del sottoscritto Krom.

Come sapete, chi c’era o chi l’ha letto, sono incorso in più riflussi dallo stomaco sul percorso, riflussi (aka vomito!!!) determinati, dato di fatto, dalla repulsione dello stomaco all’introduzione di qualsiasi sostanza, riflussi accaduti dal 25° al 35°km.

Posto che a livello fisiologico non è riscontrato nulla di fuori norma (i valori sanguigni sono perfettamente nei campi), posto che l’alimentazione non è stata carente, posto che non ho ingerito sostanze di difficile tolleranza (zuccheri/maltodestrine/sali e acqua non in misura elevata) e che delle stesse sostanze faccio abbondante uso durante gli allenamenti prolungate in condizioni simili a quelle di sabato scorso, la causa va indirizzata altrove.

Analizziamo le altre gare/allenamenti in cui ho avuto identici problemi:

* 11 luglio 2007 – eco del ventasso. Giornata calda, verso il 30° km accuso un malessere identico e forse anche più intenso, mi ritiro perché mi sento uno straccio, prostrato
* 5 settembre 2007 – allenamento lungo la valpolicella, attorno al 50°km, con un’afa fuori scala, identica scena. Sosta di una mezzoretta e poi riprendo, grazie a Francesco. A Negrar saranno 65km.
* 14 Giugno 2008 – GR du Cro-Magnon, dopo Sospel, salita intensa all’interno del bosco. Nella breve pietraia che segue inizia la goleada. Alla fine saranno 5 attacchi, doppietta sulle pendici del Baudon e in zona Cesarini nell’aiuola del Centro Nautico di Plage Marquet. Non ho pensato al ritiro perché il Cro era in zucca da più di un anno e mezzo e rallentando di molto arrivo al traguardo.

Va detto che 3 (4 con il GTV) episodi non fanno una grande tradizione su una storia personale di parecchie maratone su strada, altre eco, ultratrail, sky e molti ultra-allenamenti di vario tipo e condizione senza mai vivere situazioni di questo tipo.

Che dire?

Mi trovavo spiazzato, il mio confessore ufficiale Gert ed io, ci siamo spremuti facendoci mille domande e, marzullo docet, rispondendoci mille volte.

Le cause possono essere molte e, se considerate nella singolarità, poco significative, tuttavia una balza come maggioritaria. Le altre (temperatura, stanchezza fisica e mentale, altimetria ecc) si sono accodate dando la goccia, o il bicchiere, che ha fatto fuoriuscire il vaso.

La causa principale è la forma, e, di riflesso, le qualità atletiche decadute.

Se la prima parte del 2007 fu formidabile per motivazioni e concentrazione questo portò ad allenamenti tosti anche difficili da sopportare, ma che riuscii a svolgere con una qualità mai raggiunta prima. Il ventasso venne come un ripiego dopo quasi due mesi di scarico (di cui almeno uno intero di scarsi allenamenti) vista la sospensione del cro. Ripiego è un termine che vivo male: lo faccio perché ormai è lì, ma è chiaro che non è assolutamente quello per cui mi sono sbattuto per tutto l’inverno e la primavera. Ecco lo scoramento in allenamento. Decadute le capacità atletiche ho chiesto troppo all’organismo in una giornata bollente e in una gara nervosa come il ventasso la cui seconda parte, corribile con grande impegno, mi piegò in due, fisicamente e di riflesso il mio stomaco.

Quest’anno diverso approccio: visto lo sbattimento immenso dell’anno prima e senza l’obiettivo parziale della maratona alla fine dell’inverno decido un cambio di strategia. Abbandono dei lunghi allenamenti qualitativi (risparmiando grandi porzioni di tempo), aumento di allenamenti brevi di qualità fino a 4-5 sedute settimanali e aumento delle sessioni di lunghi trail con grande accumulo del chilometraggio e delle prove di esperienza.

Si tratta di un semestre vissuto bene senza particolari stress fisici, ma che oggettivamente ha portato ad un abbassamento delle qualità e della velocità (test su mezze maratone e in pista lo hanno evidenziato); tuttavia mi sono sentito sicuro di concludere, anzi, di compiere le distanze promesse e all’orizzonte.

C’era un pegno da pagare, pegno che si è presentato di fronte alla grandezza della prova e che ovviamente ignoravo di dovere pagare.

Al CRO affondo verso la fine, al GTV verso la metà: ovvio, la decadenza peggiora proseguendo con il tempo :)

a) troppa qualità nel 2007 portò molto stress per la necessità di avere alta la concentrazione e la motivazione,

b) troppa quantità nel 2008 ha portato pochissimo stress, grande endurance, ma decadimento di tutte le prestazioni.

Esperienza questa, e lo è tutta. Perché il nocciolo dell’analisi è proprio questo: trovare un equilibrio. La qualità degli allenamenti resta fondamentale, ma senza strafare, e i lunghi sono sì importanti, ma non decisivi se si ha già coscienza della distanza.

Poi, diciamola tutta, a Morgex mi sarei potuto fermare un’ora, riposarmi, cambiarmi, lasciar passare l’uragano (sopra di noi e dentro di me) e quindi ripartire, adesso avrei la maglia di finisher. Avrei finito il GTV e ora starei a cantarmi le lodi, ma il problema sarebbe rimasto lì. Nel mio essere pusillanime e timoroso stavolta sono riuscito a trovare elementi positivi, cioé esacerbare il problema.

Di questo DOVRO’ ricordarmi la prossima volta. Perché ormai è certo: se il gettone GTV è costato in famiglia la promessa di una lunga pausa dalla ultra-preparazione, io il Valdigne lo tengo lì, dentro nel mirino.

Using the Guardian as a shield,
to cover my thighs against the rain,
I didn’t mind about my hair.
Your jacket may be waterproof,
but knowing the moment you get home
you’re gonna get your trousers changed.
Failure is always the best way to learn,
retracing your steps ‘til you know,
have no fear your wounds will heal.
I wish I could travel overground
to where all you hear is water sounds,
lush as the wind upon a tree.
I wish I could travel overground
to where all you hear is water sounds,
to capture and keep inside of me.
Failure is always the best way to learn,
retracing your steps ‘til you know,
have no fear your wounds will heal.
Failure is always the best way to learn,
retracing your steps ‘til you know,
have no fear your wounds will heal.

Kings of convenience – Failure by “quiet is the new loud”, 2001